mercoledì 16 febbraio 2011

Campo di internamento di Alberobello (Bari, Puglia)

I campi in Puglia. Fra i numerosi tentativi di tornare in Palestina anche davanti alla sede Barese del consolato inglese. Tra le varie considerazioni ne abbiamo rilevate alcune di ebrei deportati nei campi di concentramento allestiti in Puglia e più precisamente in qu...elli di Gioia del Colle e Alberobello. Il 10 Giugno 1940, nel periodo in cui l’Italia entrava in guerra su sollecitazione della Farnesina, disponeva, dopo soli cinque giorni, quanto segue: "Appena vi sarà posto nelle carceri, ciò che dovrà ottenersi sollecitando traduzione straordinaria individui già arrestati ai campi di concentramento loro assegnati, dovrà procedersi rastrellamento ebrei stranieri appartenenti a Stati che fanno politica razziale. Detti elementi indesiderabili, imbevuti di odio contro i regimi totalitari, capaci di qualsiasi azione deleteria per la difesa dello Stato e dell’ordine pubblico, vanno tolti subito dalla circolazione. Dovranno pertanto essere arrestati ebrei stranieri, tedeschi, ex cecoslovacchi, polacchi, apolidi, dell’età di diciotto a sessant’anni. Di essi dovrà essere inviato al Ministero elenco con generalità per assegnazione a campi concentramento. Le loro famiglie, in attesa dell’apprestamento di appositi campi di concentramento già in allestimento, dovranno essere provvisoriamente avviate con foglio di via obbligatorio ai capoluoghi di Provincia che mi riservo di indicare non appena mi saranno pervenuti gli elenchi relativi. Ebrei ungheresi e rumeni dovranno essere allontanati dal Regno". All’allora commissario capo Cesare Santini fu affidato il compito di individuare località lontane da zone di interesse militare, in località interne facilmente vigilabili, a suo parere idonee per ospitare campi di concentramento in provincia di Bari. Santini si attenne alle direttive e mandò la sua relazione in Prefettura; dopo alcuni giorni giunse da Roma un Ispettore della Polizia per accertare la idoneità dei locali e confermò le scelte operate dal Commissario. In provincia di Bari sarebbero stati aperti due campi di concentramento: uno presso l’ex Scuola Tecnico-Agraria "F. Gigante" ad Alberobello e l’altro presso l’ex Mulino-Pastificio "Pagano" di proprietà privata. Santini decise di risiedere proprio lì a Gioia del Colle e di affidare al Podestà di Alberobello Donato Giangrande il controllo dell’altro campo dove comunque si recava una volta a settimana. Sempre in Puglia, più precisamente nella provincia di Foggia, furono aperti due altri campi: uno nel Nuovo Macello Comunale di Manfredonia e l’altro nei capannoni e casette coloniche dell’isola di San Domino nelle Tremiti. Per di più il Commissario aveva ricevuto a voce, in forma riservata e confidenziale, l’autorizzazione dal Questore di Bari a conoscere quale fosse lo "spirito pubblico" della popolazione civile, in vista di questa "coabitazione" con dei prigionieri stranieri. Grazie alla possibilità di accedere alle corrispondenze private fermate dalla censura prefettizia, Santini scoprì subito che nessuno sapeva esattamente chi fossero gli ebrei per quale motivo venivano ritenuti "nemici" del Governo Italiano; la gente di Puglia vantava un’antica tolleranza dovuta alla sua storia e alla sua stessa morfologia. I paesani stentavano perfino a figurarsi come fosse fatto fisicamente un ebreo dopo un po’ Santini, avrebbe sentito uno di loro, Michele il vinaio, esclamare con sollievo: "ma so’ cchristien ccumm’a nnuije"("ma sono persone come noi") quando vide scendere i primi ebrei dal treno alla stazione di Gioia. Il 15 Agosto 1940, sotto buona scorta militare, giunsero a Gioia del Colle gli internati ebrei. Si trattava di soli uomini, con un’età media sui 45 anni (il più giovane ne aveva 23 e il più vecchio 65) che a prima vista non davano tutta questa impressione di pericolosità. Circa la metà di loro venivano da Roma , gli altri da altre città del nord Italia. Tra di loro prevalevano, nell’ordine, i commercianti, poi gli impiegati e gli operai ma c’erano anche sei avvocati, due ingegneri, un medico ed uno studente universitario. Soltanto il medico, un tale Halpern, era straniero di nazionalità polacca. Il commissario dedicò particolare attenzione alla lettura di vari fascicoli personali degli internati: 27 di loro erano accusati di essere ebrei antifascisti, 10 ebrei repubblicani, 2 comunisti, 2 socialisti, gli altri erano accusati di essere ebrei e basta. Molti degli ebrei arrivati a Gioia non avevano mai militato in partiti antifascisti ( alcuni addirittura erano stati inscritti al Partito Nazionale Fascista!). Alcuni capi di accusa che colpirono di più l’attenzione di Santini furono: "Già suddito polacco, ha preso la cittadinanza italiana. Non ha chiesto l’iscrizione al PNF mentre a volte portava abusivamente il distintivo del partito. Colpito dalle disposizioni razziali e non avendo ottenuto la discriminazione, si è vista preclusa l’attività professionale il che ha orientato il suo comportamento in senso tutt’altro che favorevole al Regime. Politicamente infido, capace di sorda attività propagandistica contraria alle nostre istituzioni, capace di attività spionistica, stante la sua discendenza polacca" . "E’ occupato presso il Comitato di assistenza ebrei quale accompagnatore di emigranti ebrei. Non nasconde il proprio attaccamento alla razza cui appartiene e l’avversione al Regime. Lo si ritiene pertanto capace di sfogare il proprio livore contro il Regime, qualora gliene capitasse l’occasione, e non è escluso che, essendo facilmente corruttibile, possano esplicare attività spionistica". "Dall’epoca dei provvedimenti razziali è divenuto sordamente avverso al Regime e, se ora non ritiene conveniente svolgere propaganda disfattista è però ritenuto capace, da quanti lo conoscono, di sfogare il suo rancore con subdola compagna antinazionale e antifascista". "E’ notoriamente solito criticare aspramente la politica razziale del Regno dicendo che, mentre vengono revocate agli israeliti le autorizzazioni di polizia, per affamarli, non viene, d’altra parte, provveduto ad esonerarli dal pagamento delle tasse". "In seguito all’attuazione dei noti provvedimenti contro gli ebrei, che lo hanno leso nei suoi interessi economici, ha manifestato sentimenti avversi al Regime. Egli si accompagna a sovversivi ed a correligionari con cui frequentemente parla di politica, criticando le direttive del Governo Nazionale e facendo apprezzamenti inopportuni sulla politica razziale dei Governi Fascista e Nazionalsocialista". In sostanza concludeva il Santini questi ebrei li mandavano al campo perché non erano felici e contenti di essere perseguitati. In questo periodo la situazione economica era precaria, in particolar modo all’interno dei campi si soffriva la mancanza di cibo e di medicine; il 14 Ottobre 1940 Paolo Levi, avvocato, rappresentante di tutti gli ebrei ristretti, inviò all’Unione delle Comunità Israelitiche di Roma una richiesta di aiuto con la seguente nota: "La situazione economica di alcuni miei compagni, internati con me nel Campo di concentramento di Gioia del Colle (Bari), è davvero degna di commiserazione e tale da richiedere soccorso dagli enti preposti alla beneficenza. Trattasi di persone laboriose che trovano ogni cespite di guadagno dalla propria attività, ora sospesa, e che quindi vedono con angoscia appressarsi le privazioni della propria famiglia. Il Governo, concedendo ai bisognosi lire 6.50 giornaliere oltre l’alloggio, provvede alle strette necessità personali: qui la cifra di lire 6.50 viene trattenuta per la mensa cooperativa e quindi il sussidiato di quant’altro occorre (medicinali, sapone, lavatura della biancheria, etc.) per la vita quotidiana". Il 15 gennaio 1941 il campo di Gioia del Colle venne chiuso e i sessanta ebrei internati, con le mani legate, in fila e con scorta armata, furono accompagnati sul treno che doveva condurli alla nuova destinazione di internamento. Il Prefetto di Bari Viola aveva motivato la richiesta di chiusura perché in paese era sorto un campo di aviazione militare ben visibile dal Campo di Concentramento e, per motivi di sicurezza militare non si riteneva possibile la coesistenza delle due strutture in paese. l’Aeroporto di Gioia divenne sede di reparti operanti: il 35° Stormo e il 32° Stormo Aerosiluranti, e fu destinato all’addestramento per l’86° Gruppo BTV e per il 13° Stormo B.T. Da quel momento Santini si occupò del campo di Alberobello che rimase in funzione fino al 3 settembre del 1943. In questi tre anni vi transitarono complessivamente circa 200 internati: inglesi, ebrei tedeschi ed ex polacchi, apolidi, ebrei italiani, ex jugoslavi, anarchici ed antifascisti, oltre a qualche delinquente comune. Tra questi internati, gli ebrei stranieri, una sessantina in totale, vi soggiornarono per il periodo più lungo: dal luglio 1940 al luglio del 1942, data in cui vennero trasferiti al grande Campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia in Calabria. Negli anni sessanta, il Santini, persona saggia e non insensibile agli eventi nei quali il destino l’aveva coinvolto, scoprì che sei degli ebrei già internati ad Alberobello e dodici di quelli ristretti a Gioia del Colle, erano stati uccisi dai nazisti o nei lager di Auschwitz o nel corso di eccidi e stragi operate in Italia. Tra queste c’era anche il "filosofo", Paolo Levi, arrestato a Chioggia il 5 dicembre 1943 da italiani, deportato il 22 febbraio del 1944 da Fossoli ad Auschwitz e qui ucciso.

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