sabato 7 maggio 2011

Una messa a punto delle presunte gasazioni sperimentali di Belzec


Discutendo la deposizione di Stanisław Kozak del 14 ottobre 1945, di cui riporto sotto il relativo passo, Thomas Kues rileva che le tre stufe di 250 kg collocate, a dire del testimone, in ciascuno dei tre locali in cui era suddivisa la prima “baracca di gasazione” a Bełżec, secondo  l’interpretazione  olocaustica  servivano per
«riscaldare le stanze della baracca, permettendo così al gas in bottiglia e allo Zyklon B utilizzati nella prima fase delle attività omicide del campo di funzionare in modo più efficace quando il tempo era freddo».
Ritornerò sotto su questa singolare formulazione: «gas in bottiglia» e «Zyklon B».

Anzitutto bisogna infatti accertare da dove provenga la menzione dello Zyklon B in tale contesto. La fonte è lo storico Michael Tregenza, che , insieme a Yitzhak Arad e a Robin O’ Neil, è uno dei tre massimi esperti olocaustici mondiali di Bełżec. In un articolo intitolato “Bełżec - Il campo dimenticato dell’Olocausto” egli ha scritto: «I primi esperimenti di eccidio di massa mediante gas furono eseguiti da Wirth nella piccola baracca di gasazione nel febbraio 1942. Ne furono vittime i già menzionati 150 lavoratori ebrei deportati a Bełżec per la costruzione del campo. Essi furono gasati con Zyklon B».
Tregenza rinvia all’interrogatorio di Josef Oberhauser del 12 dicembre 1960.
Questo riferimento, con la correzione della data (13 dicembre 1960), è stato ripreso successivamente da Robin O’ Neil in un suo studio su Bełżec: «La prima uccisione sperimentale con lo Zyklon B fu attuata da Wirth su un gruppo di circa 150 Ebrei che erano stati portati al campo dalla vicina città di Lubycza-Królewska per completare la costruzione del campo e tagliare alberi».
Va osservato che l’interrogatorio di Oberhauser del 12 dicembre 1960, un protocollo di 5 pagine, non parla affatto delle presunte gasazioni a Bełżec, mentre quello del 13 dicembre, un verbale di 11 pagine, non menziona minimamente lo Zyklon B, come risulta dalle citazioni che riporto sotto in un altro contesto, in cui interviene il terzo esperto olocaustico mondiale di Bełżec: Yitzhak Arad.

Nel capitolo «L’ “Azione Reinhard”: camere a gas nella Polonia orientale» di un'opera classica degli anni Ottanta, egli scrisse: «La prima grande comunità ebraica che fu portata a Bełżec per esservi sterminata veniva da Lublino: in quattro settimane, dal 17 marzo al 14 aprile, dei 37.000 abitanti del ghetto circa 30.000 furono deportati a Bełżec. Nello stesso periodo furono deportati a Bełżec altri 18.000-20.000 Ebrei del distretto di Lublino, tra cui 3.000 da Zamość, 3.400 da Piaski, 2.200 da Izbica e da altre località.
Il primo trasporto ebraico dal distretto di Lemberg arrivò da Zotkiew, una città a 50 km a sud-ovest di Bełżec. Questo trasporto comprendeva circa 700 Ebrei e giunse a Bełżec il 25 o 26 marzo 1942. Poi in due settimane, fino al 6 aprile, arrivarono di nuovo dal distretto di Lemberg a Bełżec circa 30.000 Ebrei. Tra di essi c'erano 15.000 Ebrei che erano stati deportati da Lemberg nel quadro della cosiddetta “azione di marzo”, inoltre 5.000 da Stanislau, lo stesso numero da Kolomea e altri da Drohobycz e Rawa-Ruska. La maggior parte delle persone che durante quest'ondata di deportazioni giunsero a Bełżec dal distretto di Lemberg furono classificate “inabili al lavoro”.
Dopo che erano stati uccisi 80.000 Ebrei in circa quattro settimane di grandi azioni, i trasporti furono sospesi. Verso la fine di aprile o l'inizio di maggio 1942, Wirth e le sue SS lasciarono il campo. Oberhauser disse al riguardo: “Dopo queste prime gasazioni Wirth e Schwarz e tutto il personale tedesco sparirono da Bełżec...”».
Arad fa dunque avallare a Oberhauser la storia dei presunti 80.000 Ebrei gasati, ma l'ex sottufficiale SS aveva dichiarato tutt'altra cosa: «Le gasazioni di Ebrei nel campo di Bełżec fino al 1° agosto 1942 si possono dividere in due categorie. La prima serie di esperimenti fu eseguita su 2-3 trasporti con 4-6 vagoni e 20-40 persone per vagone.
In media furono consegnati e uccisi 150 Ebrei per trasporto. Queste gasazioni non facevano ancora parte di un'azione sistematica di sterminio, ma si voleva anzitutto provare e verificare la capacità del campo, come si potesse eseguire tecnicamente una gasazione.
Dopo queste prime gasazioni Wirth e Schwarz e tutto il personale tedesco sparirono da Bełżec».
Oberhauser si riferiva dunque alla gasazione di 2-3 trasporti di 150 persone ciascuno, al massimo 450 persone, mentre Arad lo ha reso garante della gasazione di 80.000 persone!
Arad continua poi così la sua “ricostruzione” storica: «A metà maggio Wirth ritornò a Bełżec. Nell'ultima settimana di maggio pervennero al campo due piccoli trasporti di 1.350 Ebrei dai ghetti di Laszczow e Komarow, nei pressi di Zamość. All'inizio di giugno arrivarono nuovi trasporti, questa volta dal distretto di Cracovia. Tre trasporti con 5.000 Ebrei giunsero dalla città di Cracovia tra il 1° e il 6 giugno. Circa una settimana dopo, tra l'11 e il 13 giugno, furono portati a Bełżec circa 11.000 Ebrei da Cracovia e dintorni, subito dopo altri 4.500».
Dunque in questo periodo sarebbero stati gasati altri 31.850 Ebrei. Ecco invece che cosa dichiarò al riguardo Oberhauser: «Nelle 6 settimane successive a Bełżec regnò la quiete. [...]. Fino al 1° agosto 1942 fu eseguita un'altra serie di esperimenti. In questo periodo arrivarono a Bełżec in tutto 5-6 trasporti (per quanto mi è noto) con 5-7 vagoni e 30-40 persone [per vagone]. Gli Ebrei di questi due trasporti furono gasati ancora nella piccola camera, poi Wirth fece demolire la baracca di gasazione e costruì un nuovo edificio in muratura con capacità più grande. Gli Ebrei dei trasporti restanti furono poi gasati in questo nuovo edificio di gasazione».
Dunque, secondo Oberhauser, il numero dei gasati fu al massimo di 1.680, cifra ben lontana dai 31.850 di Arad. Secondo lo storico ebreo, dunque, Oberhauser avrebbe attestato la gasazione di oltre 111.000 Ebrei, mentre questi aveva menzionato poco più di 2.000 vittime.
Arad è stato costretto a ricorrere a questo meschino sotterfugio perché la contraddizione tra la versione di Oberhauser e quella ufficiale è troppo stridente per essere ricomposta in qualche modo.
Robin O’ Neil, in un dettagliatissimo (quanto fantasioso) elenco dei trasporti ebraici a Bełżec indica un totale di 199.490 deportati in tale campo. Ne consegue che o questi 199.490 Ebrei (o i circa 111.000 di Arad) furono tutti gasati, e allora la deposizione di Oberhauser è completamente falsa; oppure questa deposizione è veridica, e allora tutti questi Ebrei o non furono deportati affatto a Bełżec, oppure, se vi furono deportati, ne uscirono vivi, tranne i circa 2.000 gasati. Le due posizioni sono perciò assolutamente inconciliabili, ma gli storici olocaustici, invece di riconoscerlo apertamente, fanno di tutto per occultarlo, anzi fingono disonestamente che siano conciliabili, creando così una “convergenza” di testimonianze puramente fittizia.
Con ciò arriviamo al mezzo impiegato per l’uccisione.
A questo riguardo Oberhauser dichiarò: «Mentre nella prima serie di esperimenti e nei primi trasporti della seconda serie si gasò ancora con gas in bombole, gli Ebrei degli ultimi trasporti della seconda fase di esperimenti furono uccisi già con i gas di scarico di un motore di carro armato o di autocarro accudito da Hackenholt».
Egli parlò appunto di gas in bombole, Flaschengas, che, nel contesto della sua deposizione, si riferisce evidentemente all’ossido di carbonio, non già allo Zyklon B. Questo disinfestante veniva infatti confezionato in barattoli (Zyklon-Dosen). È vero che, inizialmente, soprattutto in Francia e nelle sue colonie, ma anche in Inghilterra, veniva impiegato a scopo di disinfestazione acido cianidrico liquido nel quadro del “procedimento Galardi”, consistente nel versare in una ciotola o direttamente sul pavimento una bottiglia di acido cianidrico (Blausäureflasche) da mezzo litro simile a una bottiglia di acqua minerale.
Bisogna però aggiungere che, per la sua pericolosità, in Germania l'acido cianidrico liquido non era più usato nella disinfestazione dall'introduzione del “procedimento Bottich” (1917) e dello Zyklon B (1922).
L'acido cianidrico liquido poteva essere trasportato soltanto refrigerato, di notte e con un veicolo speciale.
Pertanto, tornando a quanto ho lasciato in sospeso sopra, la formulazione «gas in bottiglia» e «Zyklon B» è doppiamente errata, sia perché Oberhauser non fece il minimo accenno allo Zyklon B, sia perché egli si riferiva senza alcun dubbio a ossido di carbonio in bombole.
Ciò viene dichiarato esplicitamente da Tregenza stesso nel passo successivo a quello che ho citato sopra:
«Per gli esperimenti ulteriori furono costituiti piccoli trasporti di Ebrei che vivevano nei campi di transito di Izbica e Piaski, luoghi situati entrambi sulla strada tra Bełżec e Lublino. Di queste prime vittime fecero parte anche pazienti psichiatrici giudeo-tedeschi che erano stati deportati dal Reich. Queste vittime furono uccise con gas monossido di carbonio da bombole di acciaio (mit Kohlenmonoxyd-Gas aus Stahlzylindern). […]. All’inizio di marzo 1942 lo scarico di un motore di carro armato sovietico fu collegato a un sistema di tubi installato sotto il pavimento delle camere a gas e che aveva uno sbocco in ciascuna camera a gas».
È dunque chiaro che Tregenza identificava il Flaschengas di Oberhauser con bombole di ossido di carbonio (sicché il suo riferimento precedente allo Zyklon B è evidentemente falso). Per di più, la fonte da lui addotta in relazione al collegamento, mediante tubi, del motore alle camere a gas, è la deposizione di Stanisław Kozak del 14 ottobre 1945. Al riguardo il testimone asserì: «In ciascuna delle tre parti di questa baracca, a 10 centimetri dal pavimento, erano montati tubi per l'acqua. Inoltre nella parete occidentale di ogni parte di questa baracca i tubi erano deviati ad angolo fino a un metro dal pavimento e terminavano con una apertura rivolta verso il centro della baracca. I tubi erano collegati con un gomito a tubi che correvano sotto il pavimento lungo le pareti della baracca. In ciascuna delle tre parti della baracca menzionata abbiamo piazzato STUFE del peso di 250 kg. Si deve presumere che i gomiti dei tubi fossero poi stati collegati alle stufe. Le stufe erano alte metri 1,10, larghe 55 centimetri e lunghe 55 centimetri. Per curiosità attraverso lo sportello della stufa ho dato un'occhiata al suo interno. Non vi ho visto alcuna griglia. L'interno della stufa era - così sembrava - rivestita di mattoni refrattari. Lo sportello della stufa era ovale, con una circonferenza di 25 centimetri a 50 centimetri di altezza dal pavimento».
Dunque il testimone non sapeva nulla di un collegamento dei «tubi per l’acqua» ad un motore, ma riteneva che essi dovessero essere collegati alle stufe.
Così Tregenza, con quest’altro sotterfugio – una grave omissione e una semplice congettura presentata come un fatto – ha trasformato in una “prova” una dichiarazione che contrasta invece in modo stridente con la tesi delle camere a gas.
Ancora con riferimento alla deposizione di Oberhauser, Raul Hilberg afferma che «dapprima a Bełżec si utilizzò gas in bottiglia; si trattava dello stesso preparato di monossido di carbonio che si mandava nei centri di eutanasia, o forse di acido cianidrico (acido prussico)», congettura che gli serviva evidentemente per creare un collegamento pretestuoso con la famosa “missione” di Kurt Gerstein, l’ufficiale SS che sarebbe stato incaricato dall’Ufficio centrale di Sicurezza del Reich (Reichssischerheitshauptamt) di trasformare il sistema operativo delle presunte camere a gas dei campi orientali da gas di combustione di motori Diesel ad acido cianidrico, e avrebbe portato con sé al tal fine, da Kolin a Bełżec, in un viaggio di oltre 800 km, 45 bottiglie di acido cianidrico liquido, sebbene ad Auschwitz, sempre per ordine del Reichssischerheitshauptamt, fossero pretesamente già in corso da mesi gasazioni con Zyklon B!
Tornando all’interpretazione olocaustica menzionata sopra, l’installazione di stufe nella “baracca di gasazione” di Bełżec tra l’ottobre e il novembre 1941 allo scopo di favorire l’evaporazione di acido cianidrico presuppone la decisione preliminare di installare in questo campo, appunto, camere a gas ad acido cianidrico. D'altra parte la Corte d'Assise di Monaco, sentenziando (senza riferimento alla fonte) che «come strumento di uccisione fu impiegato nelle prime settimane gas Zyklon-B, poi, per motivi di risparmio, i gas di scarico di un motore Diesel», invalidò anche lo scopo della presunta missione criminale di Gerstein: se l'impiego di Zyklon B (acido cianidrico) era già stato escluso nel marzo 1942 per ragioni economiche, perché esso sarebbe stato di nuovo proposto qualche mese dopo, e per di più nella forma fuori commercio, ancora più dispendiosa e più pericolosa, di acido cianidrico liquido?
Prima di concludere bisogna inoltre segnalare la singolare previdenza del Reichssischerheitshauptamt, che fin dalla fine del 1941 si sarebbe preoccupato di far installare impianti di riscaldamento in presunte camere a gas sperimentali ad acido cianidrico a Bełżec, ma non si sarebbe curato affatto, all’inizio del 1943, di dotare di dispositivi simili le pretese camere definitive a Zyklon B di Birkenau.
Tutto ciò rende completamente insensata l’interpretazione olocaustica delle stufe del testimone Kozak e la presenza di stufe e tubi per l’acqua nelle “camere a gas” resta ancora inesplicata.
E in tutta questa vicenda i tre esperti mondiali di Bełżec, Michael Tregenza, Yitzhak Arad e Robin O’ Neil, fanno una figura molto grama, offrendoci un piccolo ma significatico esempio di manipolazione delle testimonianze.

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