giovedì 11 agosto 2011

La lotta di Liberazione in Versilia

Luigi Salvadori (1881-1946):
Deputato socialista poi esponente del PCI, subì il carcere e il confino durante la dittatura fascista.

E' uno dei simboli dell'antifascismo versiliese













Anche in Versilia la Resistenza iniziò subito dopo l'otto settembre per opera di alcuni gruppi di patrioti che costituirono i CLN, gettando le basi per la lotta armata.
La prima formazione partigiana - i "Cacciatori delle Apuane" - venne costituita da Gino Lombardi in località Porta di Famocchia alla fine dei febbraio '44 ed operò nello Stazzemese fino alla morte del comandante Lombardi e del suo stretto collaboratore Piero Consani, avvenuta il 21 aprile.
Ai primi di maggio venne formata la "Luigi Mulargia" - dal nome del primo partigiano caduto in combattimento in terra versiliese - , al comando di Marcello Garosi ("Tito"), che svolse la sua attività prevalentemente sulle montagne massesi per l'avvenuta fusione con i partigiani locali.
Dopo il suo scioglimento, in seguito ai duri scontri di Forno del 13 giugno '44, in cui cadde anche il comandante "Tito", alla fine di giugno i partigiani versiliesi si riorganizzarono in due formazioni: "Bandelloni", al comando di Lorenzo Bandelloni, attestata nei pressi del M. Altissimo, e la nuova Mulargia", agli ordini di Giancarlo Taddei, dislocata sopra Camaiore.
Grazie anche al lavoro organizzativo svolto da Renato Bitossi ("Giulio") e Alvo Fontani ("Paolo"), inviati dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, il 18 luglio '44 fu costituita la X bis Brigata Garibaldi "Gino Lombardi", che unificò le bande partigiane della Versilia.
Comandata da Ottorino Balestri ("Libertas") e con Fontani in qualità di Commissario Politico, la Brigata sostenne diversi scontri sul M. Ornato e sul M. Gabberi tra la fine di luglio e i primi di agosto, ma il giorno 8 venne sciolta per ragioni logistico-organizzative e furono create tre formazioni più snelle e più funzionali per la lotta partigiana: "Gino Lombardi "(conosciuta anche come "Balestri"), "Bandelloni", "Marcello Garosi".
Mentre la prima, comandata da Balestri, si congiunse con gli Alleati presso Lucca, le altre due, rispettivamente guidate da Lorenzo Bandelloni e da Giancarlo Taddei (dopo la sua morte da Alberto Cavalli), presero parte attiva alla Liberazione della Versilia, avvenuta tra il 15 ed il 22 settembre '44, combattendo al fianco della 45 Task Force americana, comprendente anche reparti inglesi, e del Corpo di Spedizione Brasiliano.
In territorio versiliese operarono anche le formazioni "Sodini-Baroni", "Vignali", "Silvio Ceragioli", "Brofferio", prevalentemente dislocate nel territorio di Pescaglia, e nei giorni precedenti la Liberazioni si costituì la "Canova", che combatté accanto agli Alleati lungo il litorale.
Dal settembre '44 all'aprile '45 prima la "Bandelloni", poi la F3, dipendente dal Gruppo Patrioti Apuani", svolsero compiti di guida e di pattuglia al fianco degli Alleati sulla Linea Gotica, dando un significativo contributo anche all'offensiva finale del 5 aprile 1945. Numerosi versiliesi combatterono nelle formazioni partigiane di altre zone della Toscana, d'Italia ed all'estero. Altri si arruolarono nel Corpo Italiano di Liberazione, poi trasformato in Gruppi di Combattimento, risalendo la penisola al fianco degli Alleati, o si aggregarono con compiti vari alla V Armata americana.
Moltissimi furono i versiliesi che vissero la tragica esperienza dell'internamento militare e della deportazione nei lager nazisti.
 
Partigiani in marcia sopra Farnocchia
 

Gino Lombardi(1920-1944)comandante dei "Cacciatori delle Apuane" prima formazione partigiana della Versilia

Amos Paoli (1017-1944) partigiano
Medaglia d'Oro al Valor Militare
 
Medaglie d'Oro della Resistenza Versiliese

AL VALOR MILITARE

Manfredo Bertini: tra i più attivi organizzatori della Resistenza Versiliese, cadde il 24 novembre '44 in Val Tidone (Piacenza), dove era stato paracadutato con una missione radio.

Inigo Campioni: ammiraglio di squadra e Governatore dell'Egeo, venne fucilato il 24 maggio '44 per non essersi arreso ai Tedeschi e per non aver voluto aderire alla Repubblica Sociale.

Antonio Celi: sottotenente di fanteria, cadde a Cefalonia il 22 settembre '43.

Vincenzo Fusco: capitano di corvetta, morì nel Mare Adriatico il 13 novembre '44 combattendo contro i Tedeschi.

Amos Paoli: benché costretto a muoversi su una carrozzella per un'invalidità, svolse importanti compiti di collegamento e di informazione. Arrestato su delazione, venne torturato ed ucciso a Compignano (Massarosa) il 27 giugno '44.

Marcello Garosi: comandante della "Mulargia", cadde in combattimento contro i nazifascisti a Forno di Massa il 13 giugno '44.

Vera Vassalle: responsabile della missione "Radio Rosa", svolse un' importante attività per le formazioni partigiane delle Alpi Apuane e della Garfagnana. È deceduta nel 1988.

AL VALOR CIVILE

Don Innocenzo Lazzeri: parroco di Farnocchia, rimasto ad assistere la popolazione dopo lo sfollamento del paese, venne trucidato a Sant'Anna il 12 agosto '44.

Don Innocenzo Lazzeri parroco di Farnocchia

Don Fiore Menguzzo: parroco di Mulina di Stazzema, per aver assistito popolazione e partigiani fu ucciso dai nazisti insieme ad alcuni familiari il 12 agosto '44 nei pressi della sua chiesa.

Don Fiore Menguzzo, parroco di Mulina


Don Libero Raglianti: parroco di Valdicastello, partigiano, fu catturato durante un rastrellamento e fucilato a Filettole (Pisa) il 28 agosto '44, dopo essere stato detenuto nel carcere di Nozzano.


Don Libero Raglianti partigiano, parroco di Valdicastello


Manifesto del Comando Germanico di Pietrasanta


Partigiani e alleati a Viareggio al momento della smobilitazione ( settembre 1944)

Le stragi nazifasciste dell'estate del 1944
 
Preoccupato per la crescente attività della Resistenza, Kesselring, comandante supremo delle truppe tedesche in Italia, il 17 giugno 1944 emanò un'ordinanza con cui autorizzava qualsiasi misura repressiva pur di stroncare il movimento partigiano. Intatti per i Tedeschi era di fondamentale importanza predisporre un sistema difensivo sull'Appennino Tosco-Emiliano a protezione delle risorse agricole ed industriali della Valle Padana per cui era necessario "fare terra bruciata" intorno alle formazioni partigiane, attuando una vera e propria "strategia dei terrore" che, nell'estate del '44, provocò in tutta la Toscana quasi 4000 vittime, in gran parte donne, vecchi e bambini.

Il settore tirrenico del fronte appenninico, denominato dal Comando tedesco Linea Gotica, poi Linea Verde (la popolazione e gli Alleati, però, continuarono ad usare il primo nome) dalla spiaggia del Cinquale saliva lungo le colline di Strettoia ai monti Folgorito, Carchio e Altissimo scendendo attraverso i massicci del Corchia e della Pania fino in Garfagnana, pochi chilometri a sud di Castelnuovo. Di rendere sicuro e tranquillo questo settore del fronte - in pratica il territorio compreso tra i fiumi Serchio e Magra - venne incaricata la 16° Divisione Corazzata SS del generale Max Simon, di cui faceva parte il 16° battaglione agli ordini del maggiore Walter Reder. Alla Divisione erano stati affidati compiti di grande importanza strategica: la protezione della costa dalla foce dell'Arno a La Spezia, la sorveglianza dei lavori di fortificazione, il reperimento della manodopera necessaria, la lotta alle formazioni partigiane che nel comprensorio avevano raggiunto una notevole consistenza. Operavano in Versilia la X bis Brigata "Gino Lombardi", sui monti di Massa il "Gruppo Patrioti Apuani", su quelli di Carrara la "Ugo Muccini" (poi "Gino Menconi"), la Divisione "Lunense" in Garfagnana, i reparti dell'XI Zona nella Media Vai dì Serchio.

Già nei mesi precedenti nel territorio apuoversiliese erano avvenuti alcuni eccidi, tra cui quello di Mommio e Sassalbo (Fivizzano) il 5 maggio '44 con 22 vittime di Forno il 13 giugno con 68 fucilati, di Valpromaro (Camaiore) il 30 giugno con 12 vittime.

Fu tuttavia con l'arrivo della 16° Divisione SS che la situazione assunse il carattere di tragedia: tra la fine di luglio e la metà di settembre '44 il Monte Pisano, la Versilia, i dintorni di Massa e di Carrara, la Lunigiana divennero teatro di un'impressionante serie di orribili crimini dei nazisti, con la collaborazione dei repubblichini, che si resero protagonisti di una vera e propria "marcia della morte".


Il settore occidentale della Linea Gotica


Ostaggi versiliesi impiccati a Bardine
S.Terenzo Fivizzano(MS) 19 agosto 1944

Esumazione delle vittime dell'eccidio delle Fosse del Frigido Massa (MS) 1947

Molte furono le località dove i nazifascisti seminarono morte e distruzione: Sassaia, Sant'Anna di Stazzema, Bardine San Terenzo, Valla, Vinca, Fosse del Frigido, Guadine, la Valle del Lucido, Bergiola, Pioppetti, Osterietta e tante altre per un totale di circa 2000 morti.

Insieme ai luoghi dove avvennero le stragi divennero tristemente noti alcuni edifici, trasformati in centri di detenzione e di tortura: la Pia Casa dì Beneficenza e lo stabilimento Sacif a Lucca, luoghi di smistamento per migliaia di rastrellati; il Palazzo Littorio di Camaiore, sede della Brigata Nera della Lucchesia; le scuole elementari di Nozzano, divenute un tetro carcere; il "capannone" di Nocchi, luogo di raccolta di ostaggi; Villa Henraux a Seravezza, che ospitò un comando delle SS; la Caserma Dogali di Carrara, occupata dalla Brigata Nera di Apuania; il castello Malaspina, trasformato in carcere per condannati a morte.

La strage di Sant'Anna di Stazzema

S.Anna

Case incendiate in località Vaccareccia

L'apice della tragedia fu raggiunto il 12 agosto a Sant'Anna di Stazzema. Alle prime luci dell'alba quattro colonne di SS, provenienti da Mulina, Monte Ornato, Farnocchia e Valdicastello, circondarono la vallata, dove si erano rifugiate centinaia di persone, sfollate da tutta la Versilia e da località come Pisa, Livorno, Genova e La Spezia.

Alla vista dei Nazisti gli uomini si nascosero nei boschi e nelle grotte, pensando che si trattasse di uno dei soliti rastrellamenti per reperire manodopera per i lavori di fortificazione sulla Linea Gotica, mentre vecchi, donne e bambini rimasero nelle borgate che compongono Sant'Anna, sicuri di non aver nulla da temere.

Infatti il paese non era mai stato coinvolto negli scontri tra i nazifascisti ed i partigiani (questi ultimi, tra l'altro, si erano trasferiti da una decina di giorni sugli estremi rilievi meridionali delle Apuane, per riorganizzarsi dopo una serie di duri combattímentí) ed alcuni abitanti avevano ricevuto dal Comando Tedesco, in merito ai bandi di sfollamento emanati alla fine di luglio, assicurazioni che i residenti e gli sfollati a Sant'Anna non correvano nessun pericolo e che potevano restare tranquillamente nelle loro case.

La realtà fu ben diversa: il paese venne messo a ferro ed a fuoco e gli abitanti massacrati senza pietà. In località Vaccareccia circa settanta persone furono rinchiuse in alcune stalle ed uccise a colpi di mitra e bombe a mano; al Colle, al Moco, ai Franchi, alle Case, ai Coletti, ai Mulini non ci fu scampo per quanti caddero nelle mani delle SS.

Gli abitanti della borgata Il Pero, insieme ad altri sventurati, furono radunati sulla piazza della Chiesa ed abbattuti a raffiche di mitra; (a catasta dei corpi, 132 in tutto, venne cosparsa di benzina e data alle fiamme, rendendo impossibile l'identificazione.

Drammatiche sono le testimonianze dei superstiti, soprattutto quelle di alcuni bambini, che assistettero allo sterminio di familiari, parenti ed amici: uno sfuggì miracolosamente alla morte nascondendosi in un forno, che le SS accesero con l'intenzione di bruciarlo vivo; un altro vide cadere i suoi familiari, poi un nazista fracassare il cranio della sorellina contro una parete; quattro bambini, feriti e terrorrizzati, riuscirono a fuggire da una casa in fiamme, dove erano stati mitragliati con altre persone; un ragazzo di sette anni, dopo aver visto massacrare la madre ed altri parenti, vagò terrorizzato tra le raffiche di mitra prima di trovare scampo nei boschi.

Emblematica della tragedia consumatasi a Sant'Anna è la sorte toccata alla famiglia Tucci, composta dai genitori e da otto figli, in età compresa tra tre mesi e quindici anni, sorte purtroppo condivisa da altri nuclei familiari.

Il padre Antonio, in forza all'Arsenale di La Spezia, aveva condotto i suoi cari a Sant'Anna per sottrarli ai continui bombardamenti di cui era oggetto la città. Fuggito nei boschi all'arrivo dei tedeschi, al ritorno in paese conobbe la sorte toccata alla sua famiglia. Racconta in una memoria don Giuseppe Vangelisti, parroco del vicino paese di La Culla, giunto con alcuni uomini a Sant'Anna per seppellire i morti: "Al suo apparire gli mossi incontro tremante. Mi strinse al collo, cominciò ad urlare, a chiamare i suoi figli per nome e, arrivato in cima alla fossa, tentò di buttarsi in mezzo a quel mucchio di membra. "Anch'io con loro! Voglio andare con i miei figli!" Ebbi la forza di sorreggerlo; alcuni mi vennero in aiuto; riuscimmo a portarlo in disparte e, pian piano, a calmarlo". Un altro significativo episodio avvenne in località Vaccareccia: una giovane donna, Genny Bibolotti Marsili, rinchiusa con altre persone in una stalla, resasi conto delle intenzioni delle SS, nascose il figlioletto Mario dietro ad una sporgenza della parete, poi, con la forza della disperazione, si lanciò contro una SS., colpendola in faccia con uno zoccolo. La donna cadde fulminata da una raffica di mitra, ma il figlio, non visto dai militari distratti dal gesto della madre, poté salvarsi, malgrado le gravi ferite riportate nel successivo incendio della stanza.

Genny Bibolotti Marsili, definita da Piero Calamandrei "simbolo della Resistenza popolana che osa scagliare contro i lanciafiamme la sua inerme furia materna", Anna Pardini, che con i suoi venti giorni di età fu la più piccola vittima dell'eccidio, don Innocenzo Lazzeri, ucciso sulla piazza della Chiesa mentre invocava pietà per tanti innocenti, rappresentano idealmente il sacrificio e le sofferenze della gente di Versilia durante la dominazione nazifascista.

Dopo il massacro degli abitanti e la devastazione e l'incendio del Paese, le SS scesero a Valdicastello, dove rastrellarono centinaia di persone tra i numerosissimi sfollati che si trovavano nei dintorni. Quattordici sventurati furono subito uccisi al Molino Rosso, lungo la strada per Pietrasanta, tutti gli altri condotti alla Pia Casa di Lucca per essere adibiti ai lavori di fortificazione sulla Linea Gotica o deportati in Germania. Un centinaio di rastrellati, sospettati di appartenere alla Resistenza, furono rinchiusi a Nozzano e 53 di loro finirono impiccati a Bardine San Terenzo (Fivizzano) il 19 agosto.

Al tragico bilancio di distruzione e di morte del 12 agosto 1944 vanno aggiunte le 12 vittime di Mulina di Stazzema e le 6 di Capezzano Monte, eliminate dalle stesse SS che effettuarono l'eccidio di Sant'Anna. Se a compiere il massacro furono gli uomini della 16° divisione SS, gravissime furono anche le responsabilità dei fascisti. Individui col volto coperto, che parlavano in italiano, addirittura in dialetto versilese, guidarono i nazisti lungo i sentieri della vallata che solo persone pratiche dei luoghi potevano conoscere con tanti sicurezza.

Alcuni superstiti dell'eccidio hanno rilasciato precise testimonianze in merito all'operato di questi italiani rinnegati, come altrettanto precise furono quelle degli scampati agli eccidi di Vinca e Bergiola, che videro i militi della Brigata Nera Apuana trucidare vecchi, donne e bambini.

Con la partecipazione attiva alle stragi dell'estate 1944, i Fascisti scrissero la pagina più infame della loro collaborazione con l'occupante nazista, dopo essersi già macchiati di gravissime colpe, che andavano dalla fucilazione di patrioti alla cattura di ebrei, dalle torture inflitte ai partigiani, caduti nelle loro mani, alle violenze ed ai soprusi di ogni genere commessi ai danni della popolazione.
 
La DOMENICA DEGLI ITALIANI (9 dicembre 1945)

Copertina dedicata a Genny Bibolotti Marsili

Elenco dei bambini fino a 16 anni


Baldi Enzo anni 8 di Pietrasanta
Balloni Marco anni 8 di Pietrasanta
Barbieri Enrico Francesco Giuseppe anni 7 di Pietrasanta
Bartolucci Enzo anni 3 di S. Anna
Bartolucci Velio anni 7 di S. Anna
Bartolucci Wilma anni 7 di S. Anna
Battistini Alida anni 10 di S. Anna
Battistini Allivio anni 16 di S. Anna
Battistini Mario anni 13 di S. Anna
Battistini Ultimio anni 5 di S. Anna
Battistini Umberto anni 7 di S. Anna
Bernabò Bruno di anni 10
Berretti Aldo anni 9 di S. Anna
Berretti Clorinda anni 12 di S. Anna
Berretti Rosina anni 7 di S. Anno
Berretti Lina anni 13 di S. Anna
Bertelli Aurora anni 14 di S. Anna
Bertelli Luigi anni 4 di S. Anna
Bertelli Nadiria anni 3 di S. Anna
Bertelli Orietta anni 13 di S. Anna
Bertelli Umberto anni 5 di S. Anna
Bonati Giuseppe Franco anni 7 di La Spezia
Bonuccelli Adriano anni 9 di S. Anna
Bonuccelli Franco anni 14 di Seravezza
Bonuccelli Maria Rosa anni 1 di Camaiore
Bottari Armando anni 12 di S. Anna
Bottari Ivo anni 8 di S. Anna
Bottari Miranda anni 9 di S. Anna
Bottari Osvaldo anni 12 di S. Anna
Bottari Rolando anni 12 di S. Anna
Bottari Rosina di Nello anni 7
Bottari Amaldo anni 11 di Pontestazzemese
Bottari Clorinda anni 12
Bottari Romano anni 8
Buratti Bruno Marino anni 9 di Pietrasanta
Buratti Nara anni 13 di Pietrasanta
Cagnoni Gioia anni 11 di Seravezza
Cappiello Maria Grazia anni 1 di Napoli
Danesi Severo Giovanni anni 10 di Pavia
Dazzi Nicolina anni 3 di Pietrasanta
Della Lana Carlo anni 9 di Camaiore
Della Latta Carmine (Corinna) anni 3 di Camaiore
Della Latta Davino anni 6 di Camaiore
Della Latta Domenico anni 12 di Camaiore
Della Latta Giuseppe anni 14 di Camaiore
Edifizi Enio anni 4 di Montignoso
Farnocchi Gianfranco anni 6
Federigi Gianfranco anni 6 di S. Anna
Federigi Ivana anni 1 di S. Anna
Federigi Mirta anni 2 di S. Anna
Federigi Silvana anni 3 di S. Anna
Ficini Giorgio anni 14 di Pietrasanta
Gamba Claudio anni 1 di S. Anna
Gambo Maria Franca anni 5 di Pietrasanta
Garibaldi Lia anni 5 di Pietrasanta
Garibaldi Luciana anni 9 di Pietrasanta
Ghilardini Maria anni 1 di Forte dei Marmi
Giannecchini Leda anni 16 di Camaiore
Lencioni Maria Grazia anni 7 di Camaiore
Lencioni Piero anni 2 di Camaiore
Mancini Norma anni 1 di S. Anna
Marchetti Giuliana anni 8 di Pietrasanta
Marchetti Giuliano anni 8 di Pietrasanta
Marchi M. Sole anni 1 di Forte dei Marmi
Salvatori Maria Pia anni 5 di Forte dei Marmi
Moriconi Bruno anni 9 di S. Anna
Moriconi Nara anni 2 di S. Anna
Moriconi Rosa anni 15 di S. Anna
Orsi Giancarlo anni 7 di Pietrasanta
Pardini Anna di giorni 20 di S. Anna
Pardini Maria anni 16 di S. Anna
Pardini Orietta anni 14 di S. Anno
Pardini Sara anni 9 di S. Anna
Pavolini Claudio anni 12 di Piombino
Pavolini Fulvia anni 6 di Piombino
Pavolini Fulvio anni 41 di Piombino
Pavolini Giovanna anni 10 di Piombino
Pavolini Giovanni anni 14 di Piombino
Pavolini Silvio anni 5 di Piombino
Pieri Alice anni 12 di S. Anna
Pieri Alvita anni 14 di S. Anna
Pieri Angela 14 di S. Anna
Pieri Enzo anni 3 di S. Anna
Pieri Giuliana anni 3 di S. Anna
Pieri Lilia o Lidia anni 3 di S. Anna
Pieri Luciana anni 5 di S. Anna
Pieri M. Grazia anni 5 di S. Anna
Pieri M. Graziella Lida anni 7 di S. Anna
Pieri Marisa anni 12 di S. Anna
Pieri Roberto anni 5 di S. Anna
Pieri Romana anni 8 di S. Anna
Pieri Romano anni 10 di S. Anna
Pierini Luciano anni 13 di S. Anno
Pierini Renzo anni 3 di S. Anna
Pieroni Alberto anni 11 di Pietrasanta
Pieroni Augusto anni 13 di Pietrasanta
Pieroni Franco Giuseppe anni 7di Pietrasanta
Pieroni Luigi Adolfo anni 16 di Pietrasanta
Pierotti Elio anni 14 di Stazzema
Pierotti Paola anni 4 di Pietrasanta
Pierotti Alessandro anni 3 di Pietrasanta
Poli Luciana anni 16 di Pietrasanta
Ricci Giorgio anni 14 di Pietrasanta
Ricci Paolo anni 5 di Pietrasanta
Sacchi Maria Grazia anni 16 di Pietrasanta
Santini Sonia anni 6 di Pietrasanta
Scipioni Giuseppe anni 9 di la Spezia
Scipioni Mario anni 13 di La Spezia
Tucci Anna Maria anni 16 di Livorno
Tucci Carla anni 3 di Livorno
Tucci Eros anni 13 di Livorno
Tucci Feliciano anni 10 di Livorno
Tucci Franca anni 6 di Livorno
Tucci Luciana anni 14 di Livorno
Tucci Maria di 3 mesi di Livorno
Tucci Maria Grazia anni 8 di Livorno
Vecoli Piero anni 12 di Camaiore

Dichiarazioni di testimoni oculari, utilizzate durante i processi a carico dei criminali nazifascisti: "Indubbiamente a Sant'Anna, insieme alle SS tedesche, hanno operato elementi italiani. Il modo e i mezzi attuati per effettuare l'eccidio hanno rivelato una profonda conoscenza dei luoghi che solo Italiani e del posto potevano avere" (relazione commissario PS Vito Majorca).

"Dal punto dove ero nascosto sentivo parlare anche in italiano" (F.B. superstite dell'eccidio di S. Anna) "Vedi che c'è qui se te sorti! mi disse un individuo in tuta mimetica che impugnava una pistola, mentre cercavo di uscire dalla casa" (B.B, superstite dell'eccidio di S.Anna).

"Brutta mostra, sei così dura che non vuoi morire" sentii dire da un individuo". (G.P., superstite dell'eccidio di S. Anna).

"Dai mora! gridava un milite che trascinava una mucca (E.N., superstite dell'eccidio di S. Anna).

"Un brigatista nero gridò: "Finalmente le abbiamo trovate (29 tra donne e bambini), non le uccidete dentro le buche, se no possono restare vive o ferite; tiratele fuori e mitragliatele"

(G.A., superstite dell'eccidio di Vinca).

"Ammazzateli tutti! disse un brigatista e con un fischietto dette il segnale della sparatoria" (A.M., superstite dell'eccidio di Vinca).

"Mia madre disse: "Sono madre di otto figli!". "sacramento! Senza pietà gridò il brigatista e fece fuoco su di noi (G.D., superstite dell'eccidio di Bergiola) "Qui si lamentano ancora! Allora i brigatisti lanciarono tre bombe a mano, uccidendo così le persone ferite (G.D., superstite dell'eccidio di Bergiola) "Il 24 agosto '44 militi della Decima Mas incendiarono il paese di Guadine uccisero 13 persone e ne ferirono altre. Poi incendiarono Gronda, Radicesi e Resceto". (Testimonianza del parroco don Aristide Lavaggi).

La ricerca dei responsabili


Il maggiore Walter Reder

Il generale Max Simon

Le prime indagini sull'eccidio di Sant'Anna furono condotte nell'ottobre '44 da una Commissione Militare Americana che raccolse alcune testimonianze senza, però, acquisire elementi utili all'identificazione dei responsabili. Nel febbraio del 1947 si levarono vibranti proteste da tutta la Versilia in occasione dell'apertura del processo a carico del generale Kesselring in quanto tra le imputazioni a suo carico non figurava la strage del 12 agosto '44. Fu allora che il Servizio Investigativo Britannico inviò in Versilia un ufficiale che acquisì dichiarazioni di superstiti e testimoni, che consentirono di inserire l'eccidio di Sant'Anna tra i capi d'accusa a carico del generale Max Simon, comandante della 16° Divisione SS, processato a Padova da una Corte Militare Alleata nel giugno 1947. Per questo ed altri eccidi commessi in Toscana ed in Emilia, gli venne inflitta la condanna a morte, poi commutata in ergastolo, ma, come accadde per molti altri criminali nazisti, Simon venne graziato dopo scontato solo pochi anni di carcere. Durante il processo emersero anche le responsabilità del maggiore Walter Reder, comandante del 16° Battaglione della 16° Divisione SS, il quale, estradato in Italia, fu giudicato dal Tribunale Militare di Bologna nell'ottobre 1951. Il maggiore austriaco fu riconosciuto colpevole delle stragi di Valla, Vinca, Bardine San Terenzo, Marzabotto, ma fu assolto per quella di Sant'Anna di Stazzema. Condannato a morte, sentenza commutata in ergastolo, Reder ha scontato la pena nel carcere militare di Gaeta fino al 1985 quando, graziato dal Governo Italiano, è rientrato in Austria dove è morto nel 1991.

Nel 1996, grazie anche alle richieste del Comune di Stazzema e del Comitato Onoranze, la Procura Militare di La Spezia ha riaperto le indagini sull'eccidio di Sant'Anna. Nuovi e, forse, decisivi elementi per giungere all'individuazione dei responsabili - molto probabilmente il comandante e alcuni ufficiali del 20° battaglione del 35° Reggimento della 16° Divisione SS - sono stati forniti dalla giornalista tedesca Christiane KohI che sul quotidiano Suddeutsche Zeitung ha pubblicato i risultati di una lunga ricerca effettuata negli archivi militari tedeschi in collaborazione con lo storico Carlo Gentile. Il servizio giornalistico, comprendente anche l'intervista ad un milite delle SS presente a Sant'Anna, e la documentazione raccolta è attualmente al vaglio della Procura Militare di La Spezia. Il casuale rinvenimento di 695 fascicoli relativi alle stragi nazifasciste, conservati in un armadio nei sotterranei della Procura Militare di Roma ha aperto nuove prospettive per l'individuazione dei colpevoli. La documentazione, "provvisoriamente archiviata" dal governo italiano negli anni Cinquanta in piena "guerra fredda" per favorire l'inserimento della Germania nella NATO, è stato oggetto di un inchiesta del Consiglio della Magistratura Militare. Grazie all'azione svolta dal "Comitato per la verità e la giustizia", costituitosi a Stazzema nel settembre 2000, la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, il 6 marzo 2001, al termine di "un'indagine conoscitiva", insediata per discutere sui 695 fascicoli occultati "nell'armadio della vergogna", ha concluso i suoi lavori chiedendo l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta ai sensi dell'art. 82 della Costituzione. La Commissione dovrà far luce sulle cause che portarono all'insabbiamento di tutte le denunce dei crimini commessi dai nazifascisti e dovrà inoltre accertare chi fu o chi furono coloro che si assunsero la tremenda responsabilità di una così macroscopica denegata giustizia.

Il capitano Anton Galler comandante del 2° battaglione

del 35° reggimento della 16 Divisione Corrazzata SS
reparto responsabile dell'eccidio di S.Anna

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